La pesca e la lavorazione del tonno hanno tradizione antichissima in Sicilia.
Gli stabilimenti antichi per la lavorazione del pesce non solo preparavano il “Garum”, ma soprattutto curavano la confezione del pesce salato e del tonno (tàrichos).
La cattura dei tonni, avveniva costruendo sott’acqua, fuori costa, un grande sistema di reti, sommerso, dove i pesci venivano condotti e quindi stretti in una grande camera finale, detta non a caso camera della morte.
Le barche che si accostavano le une alle altre, i tonni, se ancora vivi, venivano uccisi, a colpi di fiocina o di bastone, e tratti sulle imbarcazioni o trascinati a riva nello stabilimento per la lavorazione.
Nell’area di Noto, ricordiamo l’attività svolta nei secoli dalle tonnare della Torre Vendicari, Pachino, Portopalo e Marzamemi, alcuni resti moderni sono ancora visibili ad Avola. La pesca del tonno e la trasformazione in loco, grazie all’impiego del sale, diventano un business già con i greci e romani, ma con gli arabi, abili commercianti navigatori, esplode. Il processo di industrializzazione si evolve sino all’Ottocento, con grandi impianti capaci di dare lavoro a centinaia di persone.
Del tonno, oggi, tra gli scaffali dei negozi potremo comprare conserve sott’olio, filetti, pesto con mandorle e tonno, conserve di tonno e pomodorino ciliegino.
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